Ballan

Si è svolta a Campagnola, in provincia di Reggio Emilia, la cerimonia di premiazione della 16^ edizione del premio Bici al chiodo.

Ad aggiudicarsi il riconoscimento è stato Alessandro Ballan, ciclista varesino laureatosi campione del mondo a Varese 2008 davanti al connazionale Damiano Cunego. Un premio alla carriera per un corridore in grado di far suoi altri eccezionali risultati, come il Giro delle Fiandre 2017. A premiarlo sul palco sono stati il Presidente del comitato organizzatore Paolo Tedeschi ed un altro ex campione del mondo, Vittorio Adorni, primo nella manifestazione iridata del 1968.

E poi numerosi altri premi, come quello Giovani Emergenti, vinto dai seguenti atleti: per la categoria Giovanissimi è stata la volta di Elisa Incerti, per gli esordienti del primo anno è toccato a Nicolò Costa Pellicciari (a consegnare i riconoscimenti sono stati Roberta Grassi e Bruno Reverberi, entrambi rinomati dipendenti della squadra Professional italiana Bardiani-CSF); per la categoria Esordienti del secondo anno è stato premiato il modenese Francesco Calì; per la categoria Junior Alexander Konychev, figlio del russo Dimitri Konychev che ha corso tanti anni sulle strade italiane fino a pochi anni fa.

Ma non è finita qui. Il premio Stampa è andato a Claudio Gregori, penna della Gazzetta dello Sport; Riccardo Magrini, ex ciclista e direttore sportivo e ora voce tecnica per Eurosport, ha ricevuto il premio Adriano De Zan;
a Franco Balmamion e Italo Zilioli, due grandi del ciclismo anni ’60, i premi Grandi ex; infine premio alla carriera per Matteo Tosatto, che ha appena appeso la bici al chiodo dopo la chiusura della Tinkoff ed è stato costretto a terminare l’attività agonistica a 42 anni.

Infine la serata evento, svoltasi alla presenza di oltre quattrocento partecipanti, è stata l’occasione per discutere di molte altre iniziative. Come la presentazione di quattro libri dedicati al mondo del pedale: La Fuga più Lunga di Marcello Osler; Luigi Ganna e Merckx il figlio del tuono, entrambi a firma di Claudio Gregori; C’era una volta la Salvarani di Freschi e Gandolfi.

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