La Champions League è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. Non delude le attese. Mai. Quando la tradizione calcistica europea dà appuntamento su un prato verde alla sapienza tattica e alla fantasia, salta fuori qualcosa di sensazionale. Sempre.

MONACO– Il Bayern si presenta all’Allianz Arena con i favori del pronostico dopo l’1-1 dell’andata. Guardiola sceglie un centrocampo superoffensivo (Robben-Muller-Gotze-Ribery) dietro a Mandzukic; Moyes risponde con una mediana folta dietro all’unica punta Rooney. Il primo tempo è di marca tedesca ma i bavaresi faticano a trovare spazi per la conclusione. I Red Devils si difendono con ordine e si affidano alle ripartenze per impensierire Neuer. Si va a riposo sullo 0-0: da registrare le conclusioni da fuori di Ribery e Kroos e le sfuriate di Robben che creano scompiglio nella metà campo dello United. Nella ripresa ci si aspetta l’affondo decisivo del Bayern, ma è il Manchester Utd che passa clamorosamente in vantaggio al 57°: Evra raccoglie un cross basso dalla destra di Valencia e fa partire dal limite un missile terra-aria che s’infila all’incrocio. La realtà diventa illusione dopo appena 73 secondi. Ribery scappa via sulla sinistra e pennella in area per la zuccata prepotente di Mandzukic: 1-1. Rooney qualche minuto dopo sciupa malamente la palla dell’1-2, così al 68° il solito Muller porta in vantaggio i suoi deviando in rete un traversone basso di Robben. Gli uomini di Moyes accusano il colpo e capitolano di nuovo al 76°: uno straripante Robben parte palla al piede da metà campo, si accentra da destra e col mancino pesca l’angolino complice una deviazione di Vidic. Discorso chiuso: il Bayern conquista la terza semifinale consecutiva di Champions League, traguardo finora sempre raggiunto da Guardiola nella sua carriera da allenatore.

MADRID– Il Cholo Simeone chiama a raccolta tutti il popolo colchonero che risponde con il motto del grande Luis Aragones: Ganar y ganar y volver a ganar. E’ un Vicente Calderon gremito a tinte biancorosse quello che si presenta all’appuntamento con la storia. Il tecnicno blaugrana sceglie gli stessi undici dell’andata eccezion fatta per Bartra al posto dell’infortunato Pique. Simeone, privo di Diego Costa e Arda Turan, schiera un 4-4-2 con Koke e Raul Garcia sulle fascia e la coppia Adrian-Villa in avanti. La partenza dell’Atletico è arrembante, un pressing asfissiante sulla trequarti avversaria mette alle corde il Barcellona. Dopo 5 minuti i colchoneros passano in vantaggio: dopo un palo di Villa, sugli sviluppi dell’azione lo stesso numero 9 crossa dalla sinistra, torre di Adrian e tap-in vincente dell’accorrente Koke. La retroguardia catalana è frastornata dall’avvio indemoniato degli undici di Simeone. L’Atletico domina in ogni zona del campo e al 10° e al 18° colpisce ancora i legni della porta di Pinto con lo scatenato Villa. La reazione del Barcellona è tutta in un colpo di testa di Messi fuori di un soffio. Nel primo tempo il tiki-taka blaugrana non produce alcun effetto, l’Atletico si difende con ordine chiudendo le vie centrali: mai si era visto il Barca fare così tanti cross. Ad inizio ripresa si abbassano i ritmi e Neymar trova il varco giusto tra Godin e Miranda ma perde l’attimo per infilare Courtois. Il Barcellona si rende nuovamente pericoloso qualche minuto dopo con Xavi, che non trova la deviazione giusta a pochi passi dalla porta. Martino si affida alla panchina per raggiungere il pareggio, inserendo Sanchez e Pedro al posto di Fabregas e Iniesta. Ma sono i colchoneros a rendersi pericolosi in contropiede sfiorando più volte il raddoppio con Diego e Gabi che graziano Pinto. Nell’ultimo quarto d’ora si aspetta la fiammata di Messi, ma l’argentino non è in serata ed è imbrigliato nelle folte maglie della retroguardia di Simeone. L’ultimo brivido per Courtois è un colpo di testa di Neymar che lambisce il palo. Al triplice fischio dell’arbitro Webb il Vicente Calderon esplode di gioia: dopo 40 anni l’Atletico raggiunge di nuovo la semifinale di Champions League. Simeone ha compiuto il miracolo.

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