Mai nella sua carriera aveva conosciuto un momento tanto difficile, ora Novak Djokovic per la prima volta deve fare i conti, all’età di 30 anni, con una crisi senza precedenti. Crisi di risultati, innanzitutto, dal momento che nel 2017 vanta il solo torneo che inaugura la stagione, il Masters 250 di Doha (l’ultimo titolo di prestigio è il 1000 di Toronto dello scorso luglio); crisi di prestazioni, altamente incostanti, a volte inammissibili.

Dopo aver fallito la prima parte di annata sul cemento e quella iniziale sulla terra rossa, si era convinto a separarsi dal suo storico staff guidato dal tecnico Marian Vajda per cercare nuovi stimoli, ed aveva scelto di abbracciare un grande del passato come Andre Agassi. Le prime apparizioni sotto la nuova gestione non sono state esaltanti: agli Internazionali d’Italia è sì giunto in finale, ma si è arreso senza scampo al ventenne Alexander Zverev, mentre al Roland Garros è arrivato lo stop ai quarti di finale contro l’austriaco Dominic Thiem.

Cosa accade, dunque, all’ex robot di Belgrado? “E’ una situazione nuova per me”, ammette il diretto interessato, che non esclude la possibilità di fermarsi per un periodo di tempo che possa permettergli di ritrovare gli stimoli perduti e le energie spese in questi anni giocati ad altissimo livello.

Sa bene che ciò a cui sta andando incontro è già capitato ad altri grandi del passato, compresi due mostri sacri contemporanei come Roger Federe e Rafael Nadal. Per questo motivo si dice convinto di poter ritornare dove gli compete, pur ammettendo che, in questo momento, la priorità è un’altra e si chiama Stefan, vale a dire il figlio che ha preso comprensibilmente il posto più importante nella sua testa e nel suo cuore. “Bello portare Stefan in giro qui a Parigi – aveva dichiarato nel corso dello Slam francese – Siamo andati al museo di storia naturale, lui è rimasto affascinato dagli animali. E anche sulla Torre Eiffel era tutto eccitato”.

Riguardo all’aspetto tecnico, fa sapere di volersi affidare a qualcuno che possa affiancare Agassi, qualcuno di più giovane che possa infondergli quella nuova fiducia che sembra smarrita da tempo.

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