Volge al termine l’ottantatreesimo campionato di Serie A e, in attesa dell’inizio del prossimo mercato, è giunta l’ora di tirare le somme su quanto prodotto dalle magnifiche venti del calcio italiano. Dalla Juventus alla Lazio, passando per Roma, Fiorentina, Napoli o Parma, di cose da dirne ce ne sarebbero davvero tante. E noi di Blogdisport.it, in proposito, ci siamo affidati all’autorevole parere di Antonio Di Gennaro.
In esclusiva ai nostri microfoni, l’attuale opinionista di Mediaset Premium – nonchè indimenticato capitano del Verona dello scudetto – ha detto la sua sulle principali protagoniste della Serie A 2014/15.

Cominciamo subito dalla Juventus campione d’Italia. I bianconeri hanno dato vita ad una stagione da protagonisti anche in Europa, nonostante le premesse iniziali…

“Una stagione davvero esaltante, anche se è mancato purtroppo l’ultimo tassello. La squadra ha dimostrato di essere forte, di possedere un grande potenziale anche in Champions. Per il nostro calcio quella di quest’anno è stata complessivamente una stagione importante, grazie anche a Fiorentina e Napoli. I bianconeri, nonostante la brusca partenza di Conte, hanno dimostrato con Allegri di poter riuscire a portare avanti un certo discorso”.

Fiorentina e Napoli bene in Europa ma in campionato, soprattutto per i secondi, qualcosa non ha funzionato…

“La Fiorentina mantiene comunque una dimensione importante: tre quarti posti con Montella ed un bel gioco. L’ambiente è cresciuto, sono cresciuti i tifosi, ma effettivamente qualche delusione c’è stata. Per esempio Il 3-0 subito a Firenze dalla Juventus è stato pesante, ha vanificato l’impresa dell’andata. Poi fortunatamente si è riusciti a recuperare in extremis. Il Napoli invece ha mostrato discontinuità. Il modulo di Benitez si prestava bene ad un gioco d’attacco, meno bene per quanto riguarda difesa e centrocampo. In campionato è stato un fallimento vista la rosa a disposizione, ed anche in semifinale di Coppa Italia si poteva fare di più. Aveva tutte le carte in regola, cosi come in Europa League, per centrare la finale. L’unica nota positiva resta la vittoria in Supercoppa”.

Sarri e Paulo Sosa saranno i successori di Montella e Benitez. Sinonimo di rilancio o ridimensionamento?

“Ci sono diverse situazioni da valutare. A Firenze resta ora da capire il futuro di Gomez e di Giuseppe Rossi: entrambi hanno avuto un rendimento discontinuo e poco positivo, ci si aspettava di più. Anche gli infortuni sono stati un freno considerevole. Su Paulo Sosa pesa il passato da juventino, ma Firenze sa sempre apprezzare chi riesce a far bene. Lui conosce il nostro calcio, ma allenare in Svizzera non è comunque la stessa cosa. Per quanto riguarda Sarri al Napoli sono contento, è arrivato un allenatore che ha fatto gavetta, è tornato nella sua città natale dopo 55 anni. Era la secona scelta di De Laurentiis, ma per lui questo traguardo è più che meritato. Si risparmierà forse qualcosa a livello economico e ci saranno altri obiettivi sul mercato. Da capire cosa farà Higuain: è un giocatore fondamentale, ma dubito possa rimanere ancora qui”.

Veniamo ora al rendimento delle due romane, Lazio e Roma. I biancocelesti, partiti per l’Europa League, si ritroveranno invece in Champions. I giallorossi, partiti con l’obiettivo di provare a vincere lo scudetto, si devono accontentare ancora del secondo posto. Peraltro sofferto…

“La Roma dopo la sconfitta contro la Juve ha forse perso un po’ di quella fiducia necessaria per poter arrivare sino in fondo. Poi la squadra è mancata sia a livello fisico che tattico. ed il fatto che l’attaccante più prolifico sia stato Ljajic (9 gol, ndr) la dice lunga. Anche la sconfitta col Bayern Monaco ha inciso, soprattutto psicologicamente. Perdere con un risultato del genere ha spiazzato l’ambiente. E personalmente non speravo nemmeno in un recupero finale, considerando anche l’avanzata di Napoli e Lazio, il cui calcio è – dopo quello della Juventus – il migliore d’Italia. Il loro terzo posto è pienamente meritato”.

L’Empoli del già citato Sarri, invece, è l’indiscutibile sorpresa del torneo.

“Credo che il loro obiettivo fosse la salvezza, ed è stata brillantemente raggiunta. Certo Tavano e Mchelidze non sono dei goleador, la società tantomeno può permettersi acquisti altisonanti: bene ha fatto allora nel puntare tutto sul gioco, sul collettivo. L’Empoli ha dimostrato di essere una squadra organizzata, molto corta, compatta e con una difesa che lavora in sintonia, ed un centrocampo con un Valdifiori super. E’ un gioco collaudato da 3 stagioni, ed anche l’arrivo di Saponara ha contribuito a migliorarlo, soprattutto da un punto di vista realizzativo”.

Le più grandi delusioni, invece, vengono da Inter e Milan: per la prima volta la Milano calcistica si ritroverà senza coppe. Come ti spieghi questo crollo sotto la Madonnina?

“Il risultati deludenti sono sotto gli occhi di tutti. C’è rammarico per il campionato di Inzaghi, un milanista nel DNA: il gioco espresso non è mai stato all’altezza, nè della squadra o dei suoi tradizionali canoni. Mancano i giocatori, ma ci saranno sicuramente importanti investimenti. Avrebbe potuto fare molti punti in più, cosi come l’Inter. Il mercato di gennaio dei nerazzurri è stato importante, Mancini ha dato una nuova identità alla squadra, ma non è bastato perchè occorreva maggior tempo. Manca un leader, un giocatore che sappia fare la differenza”.

Crede che l’ingresso di Bee Taechaubol possa rilanciare davvero le ambizioni del Milan?

“Il suo è stato un investimento considerevole, si evince davvero la voglia di far tornare grande il Milan. E’ una presa totale della società, quotata in borsa, redditizia. Juve a parte, al momento nessun’altra può permettersi grossi investimenti. Il mercato asiatico può però dare nuova linfa, ed anche l’Inter si è mossa sotto questo punto di vista con Thorir. Pesano soprattutto i debiti, ma non manca ugualmente un capitale importante per poter crescere. Il ritorno di Ibrahimovic o l’acquisto di Jackson Martinez vanno in questa direzione. Dispiace per il passato di Berlusconi, ma questo è il calcio moderno”.

Anche le due genovesi, Genoa e Sampdoria, hanno disputato una grande stagione nonostante le vicissitudini extracalcistiche. Grandi i meriti di mister come Mihajlovic e Gasperini.

Gasperini è sempre stata una sicurezza per il Genoa, Mihajlovic conosceva l’ambiente ed aveva già impostanto un certo lavoro dalla metà della scorsa stagione. Per entrambe un campionato estremamente positivo: non avevano organici inferiori ad altre, ma a prevalere sono state la determinazione, il lancio di alcuni giocatori e la mentalità vincente di chi li ha guidati in panchina. Quanto al calcioscommesse, il nostro calcio è prutroppo pieno di scandali, anche la Lazio potrebbe rischiare qualcosa. Brutte problematiche di cui parlare, fuori dai valori dello sport”.

Un commento infine sulle retrocesse Cagliari, Cesena e soprattutto Parma.

“A Parma è successo qualcosa di ignobile. Adesso sembra che difficilmente possa comprarla qualcuno. I debiti sono importanti, e dispiace per uan realtà che ha dato tanto al nostro calcio. Spiacerebbe vedere in D una squadra che, guidata da un ottimo allenatore come Donadoni, ha fatto in campo il suo dovere fino alla fine: penso alla vittoria contro la Juve o all’aver messo in difficoltà squadre come Napoli e Inter. Era un organico competitivo. Per quanto riguarda il Cagliari, ha deluso molto: il progetto Zeman non ha funzionato, i calciatori non l’hanno compreso e seguito ed il cambio in panca non ha portato miglioramenti. Credo però che sarà una delle principali pretendenti al ritorno in A l’anno prossimo, ci sono le risorse economiche. Non penso invece lo stesso del Cesena, che non avrebbe potuto fare molto di più di quanto fatto vedere in campo”.

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