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La Milano targata Armani ha superato prima Trento – secco 3-0 nei Quarti di Finale, in una serie al meglio delle 5 partite – e poi, con più fatica del previsto, Venezia con il risultato finale di 4-2. Proprio la battaglia sportiva contro la Reyer ha fatto riemergere qualche fantasma in casa milanese, specialmente in quei problemi strutturali che da tempo affliggono la squadra attualmente allenata da coach Repesa. La mancanza di un playmaker di ruolo, anche a causa dell’infortunio dal quale sta recuperando Andrea Cinciarini, si fa sentire non poco in casa biancorossa, come testimoniato dalle difficoltà patite in cabina di regia per tutta la Serie contro Venezia. L’EA7 soffre anche la mancanza di un backup nello spot di “5”, dove il solo Batista è chiamato a fare le pentole e anche i coperchi – aspetto confermato dal rendimento del centro ex-Panathinaikos nel sesto atto della serie contro i lagunari – poiché McLean e Macvan non sono centri di ruolo e Barac non sembra poter rientrare nei piani tattici dell’allenatore croato. I biancorossi devono sfruttare la fisicità dei lunghi e le rotazioni a disposizione, ma sono obbligati anche a migliorare il gioco offensivo e limitare i troppi turnover commessi in ogni singola partita; la versatilità di Sanders sarà sicuramente una chiave importante per scardinare la solidità dell’avversaria, anche perché l’ala statunitense in questi Playoff è particolarmente precisa dalla distanza (40%) e dalla linea della carità (77.1%).

Reggio Emilia, invece, nei Quarti di Finale ha regolato la Dinamo Sassari con un netto e perentorio 3-0, prima di superare in 7 partite Avellino, senza mai perdere una partita davanti al pubblico amico del PalaBigi e sopperendo bene all’infortunio occorso a Veremeenko. Coach Menetti si è confermato, ancora una volta, come uno dei migliori allenatori nel panorama italiano, forgiando una squadra che ne segue alla perfezione le direttive tecnico-tattiche e che non patisce cali di tensione – cosa che, invece, è capitata spesso a Milano nell’altra Semifinale – nell’arco del singolo match. Il blocco “italiani”, formato da De Nicolao, Della Valle, Aradori, Polonara e Gentile, è ormai di assoluto livello, poiché ognuno di questi cinque giocatori ha compiuto una maturazione tecnica incredibile sotto la gestione di Menetti e risulta essere fattore decisivo – magari a turno – nel corso di un match contro qualsiasi avversario. All’italianità aggiungiamoci poi la coppia degli “eterni lituani”, Kaukenas e Lavrinovic, sovrani della pallacanestro che non sembrano avere alcuna intenzione di abdicare, per continuare a dispensare movimenti in post e floater. I reggiani dovranno valutare le condizioni fisiche di Veremeenko e trovare delle efficaci contromisure difensive allo strapotere fisico di Rakim Sanders – giocatore che nella Finale dello scorso anno, quando vestiva la canotta di Sassari, fu incontenibile – senza snaturare il proprio gioco offensivo per adeguarsi alla fisicità di Milano. La verve offensiva del duo Della Valle-Aradori deve essere sfruttata al meglio, mentre Needham deve fungere da jolly difensivo per mettere ancora più in crisi la cabina di regia dell’Olimpia.

La formula della Finale – Serie al meglio delle 7 partite – sembra avvantaggiare le lunghe rotazioni dei milanesi, anche perché Reggio Emilia al massimo potrà contare sul proprio pubblico solamente in tre delle sette partite; Milano, infatti, avendo vinto la Stagione Regolare e considerando la formula 2-2-1-1-1, ha diritto a giocare quattro partite in casa e tre in trasferta. Eppure l’Olimpia ha dimostrato di non essere invincibile davanti al proprio pubblico, perciò la Grissin Bon può sperare nel colpaccio magari già in Gara-1, in programma per venerdì 3 giugno – ore 20:45 – al Forum di Assago.

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