Dal “meglio secondi che ladri” del 1982 alla cessione di Roberto Baggio. La storia di Fiorentina-Juventus è colma di eventi, beffe, gioie indescrivibili. Per il fiorentino è la partita dell’anno, quella da non sbagliare. Quella che insomma può addirittura salvare una stagione anonima. Per i tifosi della Juventus è una partita da vincere per orgoglio, ma nulla più e forse è proprio per questo che a Firenze tutti vogliono battere la Vecchia Signora. Chi vince è antipatico, da sempre. Lo è il bambino primo della classe, lo è il collega più bravo di tutti a lavoro: non tutti riescono a gestire i rapporti in modo sereno e – diciamolo – forse c’è un pizzico di invidia in tutto questo.

A Firenze si sogna ancora il 4-2 dell’anno scorso, a Firenze si ricorda il 3-0 del 1998 e il gol di Batistuta (il 13 dicembre del 1998) nella stagione che in molti genera più di un rimpianto: una Fiorentina campione di inverno che si fa rimontare, tra l’infortunio di Batistuta e i capricci di quel talento indiscusso (ma solo dentro il campo) di Edmundo.

Storie su storie. Come il campionato che tutta la città fiorentina rivendica nel 1982: Fiorentina bloccata a Cagliari, Juve che passa a Catanzaro grazie al rigore di Liam Brady e vince lo scudetto. E poi: quella cessione così dolorosa di Roberto Baggio, l’1-0 della stagione successiva. Un Franchi esaurito, una coreografia da brividi (la più bella a Firenze, vennero riprodotti i monumenti principali della città) e il Divin Codino che rifiuta di calciare il rigore che poteva diventare decisivo. Una sciarpa raccolta a bordocampo nel momento della sostituzione e l’emozione nel volto del numero 10, che ancora non aveva dimenticato Firenze.

Sì, perché a Firenze si vince poco ma chi ci passa e ne fa la storia difficilmente viene dimenticato e dimentica la città. Così basta un gol a Firicano (difensore, senza troppa qualità) per essere ricordato, basta un rigore parato (Mareggini, proprio nel giorno del ritorno di Baggio). Fiorentina-Juve è emozione, grinta, sfida infinita: è una finale di Coppa Uefa giocata ad Avellino (1990) invece che a Firenze (per squalifica del campo), è un duello che puntualmente si ripete ogni anno.

Da Sarti a Toldo. Da De Sisti a Rui Costa. Da Batistuta a Rossi: ora tocca a Gomez. Ogni anno sempre la stessa storia: c’è sempre quella voglia, infinita, di battere i nemici di sempre…

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