Partiamo da un presupposto: il gesto di Florenzi è talmente bello che bisogna accettarlo per quello che è effettivamente. L’esultanza di un giovane calciatore che vede la nonna in tribuna e corre ad abbracciarla. A me è scappata una lacrima. Non c’è bisogno di esperti di calcio per capire che in quella corsa c’è l’essenza stessa di questo meraviglioso sport. La gioia, l’istinto, la voglia di condividere con qualcuno quel momento. Che questo qualcuno sia una nonna che per la prima volta mette piede in uno stadio per vedere giocare il nipote porta il tutto ad una dimensione da favola.

Ma in ogni favola che si rispetti c’è bisogno di un nemico, di un orco cattivo, e chi poteva essere se non l’arbitro? Peruzzo di Schio è stato additato dai media come insensibile, burocrate, nemico degli anziani e dei bambini. Ma perché abbiamo sempre bisogno di un cattivo? Perché non ci accontentiamo di godere della bellezza di esultanze come quella di Florenzi, limitandoci ad osservare che l’arbitro non fa altro che applicare un regolamento che, si badi, non è dettato da capricci personali e non viene né dalla FIGC né dall’AIA ma dall’IFAB (International Football Board Association) ed è uniforme in tutto il mondo?

Florenzi sapeva di incorrere in un cartellino giallo ma è andato lo stesso ad abbracciare la nonna. Ha fatto benissimo. Come Cassano al suo primo gol in serie A sapeva perfettamente che avrebbe trovato Braschi, implacabile, ad aspettarlo. Certi cartellini bisogna prenderli, come fece Antonio allora. Stringendo la mano all’arbitro e godendosi il momento. Come ha fatto lo stesso Florenzi. Non tutti sanno che non applicare il regolamento significa per un arbitro rischiare di essere penalizzato da chi deve giudicarlo. In serie A non ci si può permettere di prendere un voto negativo per non aver applicato il regolamento, che ci piaccia o meno.

Trovo per questo inaccettabile la demagogia televisiva e la crociata contro un arbitro “reo” soltanto di aver applicato il regolamento. Trovo inaccettabile che un politico, Maurizio Gasparri, dia dell’incompetente (non si capisce su che basi) a Peruzzo e lo inviti a restare a casa con un tweet.

Apprezzo molto la risposta di Abodi che invece spiega che l’arbitro non è un burocrate. Tra l’altro la regola che vuole l’ammonizione per un giocatore che va ad esultare sugli spalti non è immotivata: cosa succederebbe infatti se uno spettatore colpisse il calciatore con un pugno mentre lui, seppur spinto da un nobile istinto, è lì a pochi metri ad esultare con i familiari? Quali reazioni si scatenerebbero?

E chi è l’arbitro per sapere che quella è la nonna di Florenzi o la fidanzata, o lo zio o un boss mafioso? Nessuno. L’arbitro non deve gestire, non deve comprendere, non deve interpretare. L’arbitro deve arbitrare. Impariamo a capire che chi applica il regolamento non è un cattivone, e l’ammonizione di Florenzi sarà stata spesa bene. Altrimenti questa sarà solo un’occasione persa o buona solo per generare altro astio, magari contro il prossimo cattivo di turno. Che ovviamente indosserà una divisa nera, o gialla. Tanto il cattivo è sempre l’arbitro, anche quando non ce n’è bisogno.

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