Una nazione dilaniata, una nazione che la Seconda guerra mondiale l’ha persa per poi pagare un prezzo altissimo. Da quelle macerie è nata una nuova Germania, finalmente unita dopo la caduta del muro di Berlino del 1990. Un percorso socio economico difficile, una ricostruzione materiale ma soprattutto morale, una nazione che ha dovuto fare i conti con la vergogna dei campi di concentramento, i debiti di guerra, la brutta pagina di storia scritta, la follia del singolo che ha travolto un’intera popolazione. Quattordici anni dopo la caduta del muro di Berlino, sessantacinque anni dopo la fine del conflitto quella stessa nazione è una delle più importanti e potenti del mondo, detta legge in Europa e molti governi guardano con ammirazione all’efficienza e allo spirito di sacrifico di una società ligia al dovere.

I frutti di questo processo socio-economico si riflettono nei risultati degli sportivi tedeschi. Gli investimenti economici, insieme all’ottima gestione del capitale sia materiale che umano, hanno dato i loro frutti. In meno di due settimane la nazionale di calcio si è aggiudicata i mondiali brasiliani (dopo due bronzi ed un argento nelle ultime tre edizioni) mentre al Tour de France Tony Martin, André Graipel e Marcel Kittel si sono aggiudicati ben cinque delle dieci tappe disputate.

Sembrava tutto finito. Prima il ritiro dalle corse di Erik Zabel, poi la caduta del mito di Jan Ullrich, infine la chiusura della T-Mobile, Germania e ciclismo sembravano due parole difficilmente coniugabili nel tempo presente. Poi è arrivato Marcel Kittel, classe 1988, che solo al Tour de France in corso ha già firmato tre volate. Come al Giro d’Italia appena concluso il tedesco domina gli sprint con una naturalezza disarmante, una conferma e una certezza per il futuro degli arrivi in volata. Il Giro aveva dovuto abbandonarlo per un’influenza, subito dopo le prime due tappe vinte proprio da lui, lasciando trono e scettro al francese Nacer Bouhanni, insieme a numerose polemiche. Si spera che questa volta stringa i denti, soprattutto di fronte alle tante montagne che lo separano da Parigi, per sprintare all’ombra della Torre Eiffel.

André Graipel, classe 1982, campione nazionale tedesco su strada in carica, ha nel suo palmares le vittorie di tappe di tutti i grandi giri: quattro alla Vuelta a Espana, due al Giro d’Italia, sei al Tour de France. Greipel è una conferma per la Germania, oltre ad essere stato campione nazionale anche lo scorso anno ha sempre messo in cascina qualche parziale, fin dal suo esordio nel professionismo nel 2005. Da scoprire, invece, i limiti di John Degenkolb (classe 1989) che fino ad oggi ha dimostrato di essere un uomo da classiche, impressione confermata dalla vittoria della Gand-Wevelgem di quest’anno che va a sommarsi alle cinque tappe alle Vuelta di due anni fa ed alla tappa conquistata a Matera durante il Giro d’Italia 2013.

Il fenomeno è Tony Martin che si è aggiudicato la nona tappa del Tour, al termine di una lunghissima fuga, una vera e propria cronometro individuale per questo gigante buono. Il tedesco è nel pieno della sua maturità sportiva, quest’anno ha spento ventinove candeline e da tre anni è campione del mondo a cronometro (cinque i titoli mondiali vinti in carriera, tre individuali), oltre che campione nazionale per la stessa specialità è stato argento olimpico nel 2012. Un uomo squadra fondamentale per la Omega Pharma Quickstep, colonna portante del movimento ciclistico della Germania, è il ciclista più veloce del mondo. Il suo sorriso e le sue leve da guinnes dei primati, insieme agli ottimi risultati di tutti i suoi colleghi, stanno riportando il pubblico tedesco verso il ciclismo. Durante questo Tour de France ha dimostrato di avere ottime capacità anche in salita il che potrebbe portare il suo mirino verso le corse a tappe.

Quello che manca alla Germania è proprio uno scalatore. Dopo Jan Ullrich e Andreas Kloden il vuoto. Un vuoto causato anche dall’assenza di un team come la T-Mobile ma si spera che, visti i risultati, anche quest’ultimo ostacolo sia valicato. I soldi, in Germania, per un team ciclistico professionistico, di certo non mancano.

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