Stamattina, al tg, si parlava del Giro d’Italia: vittoria di un dopato non squalificato con la scusa dell’intossicazione alimentare e ciclisti italiani perdenti. Giornalisti, poco imparziali, per i quali chi dimostra la propria innocenza è colpevole lo stesso. Queste le sentenze che sputa la tv generalista nei suoi dieci secondi dedicati al Giro. E pensare che quando Ulissi ha vinto a Viggiano la Gazzetta dello Sport, che ha dato i natali al Giro nel 1909, ha ritenuto rilevanti le panchine della serie A piuttosto che la vittoria di un italiano al Giro, Giro d’Italia, italiano, Italia. Forse a furia di partire dall’estero c’è qualche crisi d’identità in corso.

In verità l’Italia del Giro, il Giro d’Italia e gli italiani al Giro oltre che l’Italia del ciclismo sono tutt’altro che perdenti, anzi. Lo scorso anno avevamo Nibali in Maglia rosa, Nibali che il Giro l’ha stravinto, Nibali che quest’anno non c’è, punta al Tour de France. Forse qualcuno ancora non se n’è accorto ma ci sono tanti altri corridori che stanno dando lustro al tricolore. Il sopra citato Diego Ulissi ha centrato due vittorie di tappa, è 14esimo in classifica generale, ha solo ventiquattro anni e un giorno, questa corsa, potrebbe puntare a vincerla. Oggi ha rifilato ben quindici secondi a Cadel Evans e l’unico a far meglio di lui è stato uno stratosferico Rigoberto Uran.

Domenico Pozzovivo, forse anche di lui non si è accorto nessuno ma è quarto in classifica generale ed il suo terreno ideale, le grandi salite, stanno per arrivare. Il corridore lucano ha la giusta maturità ed una squadra che crede in lui. “Da domani arriva il bello” ha dichiarato alla fine della cronometro odierna e c’è da credergli. Sogna e ci fa sognare Fabio Aru. Il giovanissimo portacolori del Team Astana è al suo secondo anno da professionista oltre che al suo secondo Giro d’Italia. Ha debuttato alla grande, lo scorso anno, concludendo la Corsa rosa e staccando campioni del calibro di Evans e Scarponi alle Tre cime di Lavaredo. Quest’anno, con il marchigiano infortunato i gradi di capitano sono i suoi, è settimo in classifica generale ed anche per lui il bello sta per arrivare, le montagne, quelle vere.

La lista potrebbe continuare con Brambilla, Rabottini, Basso, Cunego, Pellizzotti e tanti altri ma il messaggio positivo di questo Giro è che diversamente da quanto “pianto” negli ultimi anni abbiamo dei giovani promettenti e validi, oltre a meccanici, dirigenti sportivi e tecnici nei più grandi team mondiali. Inoltre grandi corridori come Evans, Contador e Cancellara vivono o si allenano in Italia. Il ciclismo si sta globalizzando e tante nuove nazioni si fanno spazio sul palcoscenico. Oggi, un corridore colombiano, per la prima volta nella storia, ha vestito la Maglia rosa.

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