Sono trascorsi, ormai, otto mesi dalla conclusione della 34ª America’s Cup vinta da Oracle Team USA a San Francisco ma resta ancora altissimo il grado di incertezza sulle componenti fondamentali che dovrebbero caratterizzare la 35ª edizione del 2017. Del Protocollo, il documento che detta le regole del prestigioso evento la cui redazione spetta di diritto al defender, non vi è ancora nessuna traccia ufficiale. Qualche indiscrezione trapela grazie a Iain Murray, general manager di Team Australia, che in un’interessante intervista a SailWorld fa capire cosa è stato deciso e quali sono i punti ancora in bilico.

La voce del defender, Russel Coutts, il velista neozelandese, il CEO di Oracle Team USA, il 5 volte campione dell’America’s Cup, l’uomo che, dopo la miracolosa vittoria di Oracle lo scorso 25 settembre (partiti da 1 a 8 riuscirono a rimontare fino al 9 a 8), sembra scomparso dalle scene veliche internazionali, aveva più volte annunciato l’imminenza della pubblicazione del Protocollo. Annunci, però, che sono rimasti tali fino ad ora, creando dubbi e agitazione nelle acque del mondo velico.

Gli sponsor stentano ad investire: dal canto loro è importante sapere il luogo in cui si regaterà, se vale la pena spendere per esportare il proprio marchio in un posto anziché in un altro. I potenziali team (parliamo di quelli senza grandi magnati alle spalle e, quindi, dalle limitate disponibilità economiche) esitano nel confermare la loro partecipazione vista l’incertezza dei costi. I progettisti restano in balia delle onde non sapendo quali cat saranno terreno di sperimentazione per test e modifiche tecniche e quali le condizioni proprie del luogo con le quali si dovranno confrontare.

Iain Murray, race director della scorsa edizione dell’America’s Cup, è ora il general manager di Team Australia, ossia il challenger of Record che porta i colori dell’Hamilton Island Yacht Club del milionario Bob Oatley. Come rappresentante degli sfidanti è lui che siede al tavolo con Oracle per definire le regole e fare da supervisore affinché il defender non si spinga troppo oltre nel ricavarsi un margine di distacco a proprio favore rispetto agli altri team. Posizione non facile ma neppure inattaccabile quella di Murray, considerati i rumors che lo vedono troppo “vicino” al team statunitense.

Parte con un fare molto conciliante anche la sua lunga intervista a SailWorld: “Ci sono state lunghe e estenuanti discussioni intorno al Protocollo. Produrre la regola AC62 è stata un’esperienza molto interessante e credo che sia davvero una buona barca.” Sembrano, dunque, confermate le voci secondo cui la 35ª Coppa America si regaterà con gli AC62 foiling, barche 10 piedi più piccole di quelle viste a San Francisco ma espressamente pensate per fare foiling, ossia per permettere al catamarano di decollare sull’acqua con entrambi gli scafi: tecnicamente, sono le derive inclinate che permettono allo scafo di viaggiare a pelo dall’acqua, navigando come un aliscafo. Il parametro fondamentale è il vento, la sua forza e l’angolo sulle vele. Acquista un’importanza elevatissima, quindi, il luogo, il meteo e il calendario delle regate. “Ci aspettiamo di vedere velocità simili in poppa e non molto più lente in bolina – spiega Murray – Ovviamente dipende dalla forza del vento. La velocità più alta vista l’ultima volta è stata 49,8 nodi registrata da Emirates Team New Zeland. Generalmente ci aspettiamo di vedere 34-40 nodi in poppa e, possibilmente, foiling in bolina già con 12 nodi di vento”.

Altra conferma, proveniente dalla voce del general manager del Team Australia, quella che vede gli AC45 competitivi fino al 2017, momento di chiusura delle America’s Cup World Series e di inizio della Challenger Selection Series (quella che una volta era conosciuta come la Louis Vuitton Cup) per conquistarsi il diritto a sfidare il defender Oracle. Regna, invece, grande incertezza per la sede. “A tutti noi challenger piacerebbe ancora San Francisco – ha detto Murray – ma loro stanno prendendo in esame anche altre opzioni.” Oracle Team sembra stia prendendo in esame 5 location negli Stati Uniti: oltre alla già citata San Francisco ci sarebbero San Diego, New York, Chicago e le Hawaii.

Che l’attesa del Protocollo fantasma sia tutta una tattica sembra chiaro. Oracle Team, neanche tanto velatamente, ha dichiarato alla stampa internazionale: “We are in racing phase“, con il loro design team già al lavoro per massimizzare il vantaggio sui challenger. Una tattica che, però, rischia di far perdere l’interesse del pubblico e soprattutto degli sponsor verso quello che è il più famoso trofeo nello sport della vela, ma soprattutto il più antico trofeo sportivo del mondo per cui si compete tuttora.

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