È stata una bella Italia. Sorprendente. Insomma, nella nostra storia siamo stati abituati a ben altro. Prima del fischio d’inizio avevamo ancora negli occhi i gol poetici di Baggio, la fantasia di Totti e Del Piero, le corse sulle fasce di Camoranesi e Grosso.

A Manaus, nel bene o nel male, abbiamo respirato aria di novità nel sabbioso campo di Manaus. Prandelli ha dato un’impronta forte a questa squadra, sorprendendo, modellando e facendo capire che la formazione potrebbe essere elastica e assolutamente relativa all’avversario. E contro gli inglesi il sistema, apparentemente strano, ma efficace, ha dato i suoi frutti. C’è solo Balotelli in avanti, supportato da cinque centrocampisti versatili e intercambiabili tra loro. Il c.t ha dettato delle linee guida precise, imponendo ai suoi un ritmo costante per 90′ e lasciando correre un’Inghilterra di qualità, ma ben chiusa dai centrocampisti azzurri. Risultato: crampi per loro e passerella finale per noi che abbiamo “rischiato” anche di esultare una terza volta con una magia di Pirlo.

Ma la particolarità è altrove. Per gestire questo tipo di ritmo, l’allenatore italiano ha prima rinunciato ad un vero accompagnamento per Balotelli, escludendo dunque Cassano, e poi si è privato degli scattanti Cerci e Insigne sui lati, perdendo la possibilità di gestire rapide occasioni in contropiede, ma riuscendo – d’altro canto – a tappare tutti i buchi difensivi. Insomma, basta analizzare le caratteristiche del quintetto di centrocampo per capire che si tratti – almeno in partenza – di tutti centrocampisti centrali. Davanti alla difesa c’è De Rossi, centrale aggiunto nel finale, con Pirlo e Verratti a creare un ruolo da doppio play. Sui lati Marchisio e Candreva. Il primo nasce come mediano, all’accorrenza regista, ed è spesso sdoganato da compiti laterali (dove spinge, e non benissimo, Chiellini) e il secondo è spesso stato abituato a giocare qualche metro più avanti, ma in posizione centrale. Lo scorso anno Petkovic lo ha reinventato esterno e Candreva si è fatto trovare pronto, sfoderando una signora prestazione anche nella gara di esordio del Mondiale.

Ora, il succo è un altro. Prandelli ha chiaramente deciso di affidarsi ad una molteplicità di piedi buoni capaci però di difendere con accortezza, escludendo – almeno per il momento – la fantasia e la spettacolarità delle sue ali capaci di cambiare passo e spaccare la partita. In fondo non c’era questa esigenza e il tecnico ha lasciato invariata la situazione anche con gli ingressi di Motta e Parolo, applicando ancor più contenimento e capacità di palleggio.

L’Italia ha vinto la sua partita a centrocampo, con piedi buoni e pochi scatti. Prandelli ha vinto la sua partita, sconfiggendo lo scetticismo e creando la prima solida impalcatura per questo sorprendente Mondiale.

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