Lo sapete che rumore fa un castello di sabbia quando cade? Nessuno. Va tutto distrutto, e bisogna ricostruire. La Juve degli ultimi 3 anni in queste ultime ore assomiglia tanto ad un castello di sabbia. Distrutta, almeno a livello teorico, da un’onda un po’ più forte e da un temporale. Certo, ha fatto un po’ più di rumore, ma resta un castello di sabbia caduto così, da un momento all’altro. Nel secondo giorno di un ritiro divenuto ordinaria follia. Sono bastate poche ore, per decidere, e pochi minuti, per cadere, al castello costruito faticosamente con sudore e vittorie. È la vita, funziona a cicli. Sì, anche la vita quella che viviamo giorno per giorno, quella vera, funziona a stagioni. Come le amicizie, gli amori, i rapporti, tutto. Prima o poi un ciclo, o periodo se preferite, si chiude. È la vita, appunto. Il problema è quando e come si chiude. Ci sono abitudini, periodi, che cambiano, si dissolvono in favore di altri quasi con dolcezza. E altri, i più frequenti, che finiscono di botto. In pochi minuti.

I tempi per troncare la relazione tra la Juventus e Conte sono completamente sbagliati. Arrivare al secondo giorno di ritiro e dover riprogrammare la stagione è una follia degna di un manicomio, calcisticamente intendendo. Qualcuno, con un pizzico di ingenuità, cerca le colpe. Magari ha sbagliato la società: ha promesso a Conte un mercato e poi ne ha fatto un altro. Sì, ma è stato irresponsabile Conte a lasciare ora. Anche se poi, riflettendoci, potrebbe avere ragione. È difficile capire di chi sia la colpa, come sempre. Ma credo che oggi non importi nemmeno.

Quello che importa oggi, forse, è che si è chiuso un altro ciclo. La Juve di Conte, perché la ricorderemo così, è caduta come un castello di sabbia stasera, non solo per l’addio del tecnico ma perché è arrivato in seguito alle decisioni, più o meno chiare, da parte della società di vendere i pezzi pregiati. Ed evidentemente non riacquistare, altrimenti Conte avrà avuto torto. Ma la Juve di Conte, dicevamo, la ricorderemo così: con il suo 3-5-2, con la grinta del tecnico a fare da marchio incontrovertibile, con tutto quello che ha rappresentato per il calcio italiano nell’ultimo triennio. Una squadra nata dalle ceneri di una Juve orribile e arrivata ad essere considerata un top-team. Con delle lacune, importanti, spesso anche sottovalutate da media e tifosi, ma l’obiettivo era lavorare su queste. Così come sul modulo, sull'”europeizzazione” di quella difesa a 3 che non ha mai convinto davvero fuori dai confini italici.

Magari la prossima Juventus sarà altrettanto vincente, affermare il contrario già da ora sarebbe un’ingiustizia nei confronti di chi andrà a sedere su quella panchina, ma è finito questo ciclo. È finita la Juve di Conte, e costruirne una altrettanto bella e vincente, sarà indubbiamente difficile. Ad Allegri, o chi per lui, l’arduo compito. Ai tifosi rimangono tante parole e tanti ricordi. Il silenzio di quel castello di sabbia crollato, e qualcosa dentro.

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