Idee lente, gambe pesanti, encefalogramma (calcistico) quasi piatto? Non è l’incipit spottistico per reclamizzare un medicinale disponibile al banco farmaceutico, ma l’entreè ideale per uno dei piatti più pregiati del Mondiale 2014. Signori, Leo Messi: contro l’Iran oggi pomeriggio la stella albiceleste e del Barcellona ha giocato una partita insufficiente, a tratti ai limiti dell’indisponenza, tutto fino al minuto 91: riceve un’anonima palla sui 30 metri da destra, disorienta Nekounam con un paio di finte e scarica un mancino a giro che batte l’estremo iraniano e fa capire al globo perché lui il Pallone d’Oro l’ha vinto quattro volte in carriera.

Partita sbloccata e passaggio del turno in ghiaccio per gli argentini, che avevano a lungo sofferto gli attacchi avversari e hanno dovuto ringraziare il loro portiere Romero, decisivo in almeno tre occasioni, in particolare su un colpo di testa a botta sicura di Ghoochannejhad nella ripresa.

Un gol storico per Messi, il secondo per lui in questa 20esima edizione della Coppa del Mondo, realizzato a 20 anni esatti di distanza dall’ultimo centro di Diego Armando Maradona con la maglia della Selección ai mondiali di Usa ’94. Allora fu la Grecia a cedere al Pibe de Oro, in un gol simile anche nella realizzazione. Per Diego quel Mondiale finì male, lontano dai riflettori e dai campi da gioco, triste solitario y final: la Pulga invece vuole arrivare in fondo. Stesso gol, per strade diverse. Nel mezzo 20 anni.

Ma il teorema resta simile: il calcio è ancora un gioco semplice, si gioca 11 contro 11 per 90′ o 120′, e alla fine vince chi ha i campioni.

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