Carlo Tavecchio, FIGC (foto tratta da Google)

Dura lex, sed lex. Forse è giusto così. Anzi, senza forse: giusto così. La Uefa ha sanzionato il presidente federale della FIGC Carlo Tavecchio con sei mesi di inibizione. Il motivo è legato alle frasi razziste pronunciate durante l’assemblea della Lega Dilettanti la scorsa estate.

“Le questioni di accoglienza sono un conto, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree”. Parole che destarono stupore e quasi vergogna nei presenti e che sono state per interi giorni sulle labbra di tutti. Ma soprattutto che costrinsero la FIFA a chiedere alla FIGC di aprire un’indagine sul caso, nel rispetto della lotta contro il razzismo.

E non era la prima gaffe per Tavechio, che già pochi mesi prima, a proposito del ruolo delle donne nel calcio, si era espresso con termini non proprio adeguati: “Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio nella resistenza, sul tempo e sull’espressione atletica”. Uno che pochi giorni dopo – perché ormai era chiaro a tutti – sarebbe diventato il nuovo capo della FIGC, dopo le dimissioni di Giancarlo Abete, non avrebbe dovuto permettersi di parlare in quella maniera, mancando di rispetto a calciatori stranieri e non solo.

A cosa è servita allora la lotta contro la discriminazione territoriale? Che senso hanno gli articoli 11 e 12 del Codice di giustizia sportiva, poi dal signor Tavecchio modificati? Al termine della scorsa stagione, l’Osservatorio su Razzismo e Antirazzismo ha individuato oltre cento episodi, per la precisione 118, di cui 84 di discriminazione razziale e 34 territoriale. E questo ha portato a guardare, in diverse occasioni, stadi con settori chiusi, visto che nel mirino sono finite addirittura sedici tifoserie su venti in Serie A. I tifosi dell’Inter, che con quattro partite senza tutto lo stadio a disposizione, lo sanno bene. Tanto che, dopo le parole dell’ex sindaco di Ponte Lambro, tramite una lettera hanno chiesto l’apertura della curva, squalificata per il primo match casalingo dell’attuale stagione.

Non c’è da stupirsi. Tavecchio ha sempre fatto discutere di se, dai tempi in cui lo ha visto coinvolto in un servizio, scoperto dal suo vice, di “private banking” senza mai avere un’autorizzazione, a quando il Messina , come spiega Il Fatto Quotidiano, per due volte si è iscritto irregolarmente alla Lega Dilettanti, capitanata proprio dal buon Carlo.

Tutte questioni poco chiare, di un uomo che ha fatto discutere e che forse continuerà a farlo. Intanto, però, la squalifica, giustamente, se l’è beccata.

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