Oggi non è solo la festa degli innamorati, ma da undici anni il 14 Febbraio è anche un giorno triste per gli amanti del ciclismo e dello sport più in generale: nel 2004, infatti, fu trovato morto Marco Pantani, detto il Pirata, in una stanza di un albergo. La notizia sconvolse il mondo dello sport e, purtroppo, dopo tanti anni ancora non è stata fatta giustizia sulla sua morte. Sua mamma non ha mai voluto credere all’ipotesi del suicidio, sostenendo che il modo che Marco avrebbe usato per assumere la droga o per suicidarsi, ossia l’ingestione di cocaina, non fosse verosimile in quanto sarebbe morto prima di assumere tutta quella quantità. La signora Pantani afferma da sempre che il figlio sia stato ucciso, forse per impedirgli di parlare riguardo a qualche segreto, magari collegato al doping nel ciclismo e alla sua squalifica, al mondo delle scommesse truccate, o a quello della droga.

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Tonina Pantani ha richiesto più volte la riapertura dell’indagine archiviata dichiarando che le firme per il prelievo dei soldi, che Pantani avrebbe usato per comprare la droga, sarebbero state falsificate, e che non c’era traccia di droga nella camera del residence, e che il ciclista, a suo parere, non era dipendente dalla cocaina, né aveva intenzione di suicidarsi. Sostiene che la stanza era stata messa volutamente in disordine, c’erano resti di cibo cinese, che Pantani non mangiava mai, e alcuni lividi sospetti sul corpo del ciclista, tali da ipotizzare un’aggressione di più persone, per forzarlo a bere l’acqua con la cocaina. Infine, ha segnalato anche l’asportazione del cuore di Pantani da parte del medico legale, il quale ha sempre teorizzato l’overdose, citando anche alcuni appunti del Pirata, che indicavano uno stato mentale alterato.
Il 2 agosto 2014 viene ufficializzato che la Procura della Repubblica di Rimini, in seguito ad un esposto presentato dai familiari di Pantani, ha riaperto le indagini sulla morte del ciclista con l’ipotesi di reato di “omicidio volontario“.

Pantani era riuscito ad appassionare anche gente che prima di lui non seguiva il ciclismo proprio per quella sua genuinità e semplicità, e di conseguenza l’amore per il Pirata da parte dei suoi numerosissimi tifosi è rimasto inalterato. La mancanza di questo grande campione continua a farsi sentire davvero tanto nel ciclismo. Da segnalare la bella canzone che Venditti ha dedicato a Pantani qualche anno fa in cui giustamente si fa notare che, se non l’avessero abbandonato, Pantani sarebbe ancora tra noi ed è inutile piangere quando non serve più. Pantani stesso disse una volta: “Mi spiace che molte persone che mi hanno portato tra le stelle mi hanno ributtato nelle stalle”.

Nel giorno dell’anniversario della sua morte, anche quest’anno, si sono svolte iniziative per rendergli omaggio. A Cesena, è stato intitolato alla memoria di Pantani un giardino in zona Ippodromo, nell’area compresa fra via Fausto Coppi, via Tazio Nuvolari e via Alfredo Binda. All’inaugurazione, oltre al sindaco, Paolo Lucchi, e agli altri amministratori locali, c’erano anche la signora Tonina, mamma di Pantani, e varie associazioni sportive della zona, nonché, Dionigio Dionigi, presidente del Panathlon Club Cesena.

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