Una notizia che avrà fatto brillare gli occhi a tutti i tifosi nostalgici. A qualche giorno di distanza dalle dichiarazioni in cui confermava di sentirsi ancora un atleta professionista, in Francia è spuntata la notizia secondo cui il Le Havre, squadra della Ligue 2 che dopo dieci giornate si trova a soli cinque punti dalla vetta, avrebbe offerto un contratto ad Adriano, lo stesso Adriano che tanti, ormai troppi anni fa, aveva fatto innamorare i tifosi di mezza Italia con i suoi gol.

Si tratterebbe di un’ennesima ultima chance per il giocatore brasiliano, che dopo le esperienze fallimentari in Patria con le casacche di Corinthians ed Atlético Paranaense, farcite con fortune e disgrazie alterne, avrebbe la possibilità di rimettersi in luce nel calcio europeo, seppur partendo da un club decisamente inferiore rispetto ad Inter o Roma, gli ultimi due club italiani nella carriera dell’attaccante.

Adriano, una promessa a metà strada tra l’essersi confermato e l’esserci bruciato. Il classico giocatore che da bambino non può non entrarti nel cuore, stazza imperiosa con il suo metro e novanta di altezza, mista a potenza non comune e rapidità eccezionale che se ben combinate permetterebbero a chiunque di spaccare le partite, come testimoniato dal gol da Oscar che l’allora Imperatore segnò il 17 ottobre 2004, dieci anni esatti da oggi, quando in contropiede riuscì ad insaccare dopo aver percorso tutto il campo ed aver saltato ben tre uomini della squadra avversaria. Una punta di peso su cui tutti avrebbero messo la mano sul fuoco nell’indicarlo come uno dei talenti dal futuro più roseo. Ma purtroppo non sempre le cose vanno come dovrebbero o per lo meno come si vorrebbe, così il giocatore dopo la morte di suo padre nell’estate del 2004, non riuscirà a confermarsi, finendo in un vortice che lo porterà dall’essere titolare inamovibile all’essere catalogato come panchinaro di lusso alle spalle di giocatori dal calibro di Crespo, Cruz, ed Ibrahimovic, costringendolo ad abbandonare Milano per un ritorno terapeutico in America latina, prima temporaneo e poi definitivo.

Un fallimento non solo per il calciatore in sé ma anche per chi per anni lo ha allenato cercando di proteggerlo dall’ebbrezza delle bella vita milanese, come si può evincere dalle parole del suo ex allenatore ai tempi dell’Inter Roberto Mancini, che a proposito della parabola discendente di quello che è stato, anche se per breve tempo, uno dei giocatori più forti della storia del club milanese, dice: “Adriano non aveva una grandissima tecnica, era un giocatore normale con un fisico fuori dal comune. Non era Zlatan, per intenderci. Ma con quel fisico avrebbe potuto fare una carriera incredibile. Purtroppo dopo la morte del padre non è stato più lo stesso. Abbiamo provato in tutti i modi ad aiutarlo, ma si è lasciato andare. E se non ti aiuti tu, chi ti aiuta?”

Ecco quindi che il brasiliano ancora una volta ha la possibilità di ottenere, seppur a 32 anni suonati, la tanto agognata rivincita sulla critica, dimostrando nonostante il suo corpo abbia ormai perso l’esplosività dei tempi migliori, di poter essere ancora decisivo, magari aiutando il Le Havre ad ottenere la promozione nella massima serie. Forza Imperatore!

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