Confermate finalmente le indiscrezioni che avevano fatto trapelare la voce che Conor O’Shea dovesse assumere il ruolo di commissario tecnico dell’era post Brunel.
Era in campo nel lontano ’97 quando l’Italia vinse una storica partita a Dublino, in seguito intraprese la carriera da allenatore durante il cruciale ingresso del rugby nell’universo professionistico ed ora è chiamato a (ri)portare l’Italia nel rugby che conta. O’Shea, 45 anni, ha firmato un contratto quadriennale e prenderà le redini dal 1° giugno, terminata la stagione con gli Harlequins, di cui è attualmente allenatore.
Più manager che uomo di campo, O’Shea dal 2005 al 2008 ha ricoperto l’incarico di direttore delle Accademie Regionali della Federazione inglese e successivamente ha assunto la direzione dell’Accademia Nazionale di Rugby Football Union. Insomma, un tecnico che si è distinto soprattutto per aver curato la crescita dei giovani provenienti dalle accademie, un valore tremendamente necessario al movimento rugbistico italiano, uscito con le ossa rotte da quest’edizione del Sei Nazioni.
Con lui giungono alla corte di Gavazzi anche Mike Catt, in qualità di responsabile di attacco, skills e calciatori, e Stephen Aboud, che avrà il compito di coordinare le nazionali giovanili, Accademie e Centri di Formazione.
“Queste nomine segnano, per Fir, un cruciale punto di svolta” – il commento del presidente federale Alfredo Gavazzi. Dottor Gavazzi, mi permetto di dire che semmai ci sarà una rivoluzione lo scopriremo nel tempo e in base ai risultati in campo, l’unico vero giudice di questo bellissimo sport chiamato rugby.

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