Foto Uefa.com ©AFP/Getty Images

Athelic Bilbao-Torino non è stata (solo) una partita di calcio. È stata la rivendicazione naturale e legittima di un popolo all’esistenza e ad una dimensione europea che merita. Una serata così il Toro la aspettava da sempre. Forse da quel ’92 e da quella finale di Amsterdam rimasta nella storia per uno 0-0, 3 legni colpiti e Mondonico con la sedia alzata al cielo.

Immagini. Di quelle che restano impresse nella memoria e nella storia di un popolo. Darmian, che crossa per Maxi Lopez e poi realizza un gol che vale un passaggio del turno. Maxi Lopez, appunto, capace tra andata e ritorno di fare 3 gol dopo qualche stagione non felice, ma da sempre abituato a gol pesanti. Pesantissimi. E persino Quagliarella, uno che in Europa ha la media gol di Messi più o meno, e che da oggi potrà essere uno degli eroi di Bilbao. Più di un trascorso juventino, di un applauso in un derby. Più di tutto il resto.

Perché prima di tutto c’è una storia, che si intreccia. Che parte da una maglia granata, scelta in onore del colore del sangue e della “Brigata Savoia” che aveva liberato Torino quasi 300 anni fa. Un calcio di quando il nostro calcio ancora non esisteva. Ed era solo pallone. Di quando si sceglie un colore che sarà nel cuore di un bambino che a distanza di 100 anni da quella scelta sceglierà di legarsi ad una maglia. Magari anche guardando un Giovedì sera il Toro a Bilbao. E guardando il padre rivendicare un posto tra le grandi d’Europa.

A Bilbao era caduto il Napoli. Anzi, a Bilbao erano cadute tutte. Ma i tifosi del Toro che erano partiti alla volta della terra basca facevano finta di non saperlo. Perché il vecchio cuore granata ha ragioni che la ragione non conosce. E per la prima volta un italiana vince a Bilbao. E vince soffrendo. Passa in vantaggio due volte, ma viene sempre rimontato. E poi il gol di Darmian che è come una liberazione. E alla fine il pubblico basco applaude, a malincuore. Ha visto per la prima volta nella storia vincere un’italiana al San Memes, ed è quel Toro che ha rischiato di vedere il vecchio cuore granata infartuato. Ma il sogno continua. E qualcuno canta “Torneremo ad Amsterdam”. Che oggi non è in Olanda. È in un posto bellissimo, chissà dove. Ma controllate che ci siano le sedie, serviranno.

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